Mese di riflessioni importanti anche grazie alla Giornata Mondiale contro la Violenza Sulle Donne, il 25.

Dovrebbe essere #25novembretuttolanno ma anche a noi sembra importante in questo mese diffondere versi che ci aiutino a fare un riflessione, dedicare un pensiero, ascoltare un discorso, magari fare – non a caso- quella telefonata giusta, provare a essere un pò meno indifferenti e sperare che la poesia ci ispiri buone pratiche nella vita di tutti i giorni.

Per la prima volta sul nostro sito accogliamo una poesia di Mary Simmerling “Ciò che indossavo”, doverosa da leggere e conoscere. Simmerling la scrisse per raccontare la sua esperienza dell’estate del 1987: con parole molto semplici e incisive pone l’accento sul pregiudizio e trasmette la vergogna a cui è esposta una vittima che sporge denuncia.

“Nel 1987, ero una giovane diciottenne piena di eccitazione e aspettative quando mi trasferii da Chicago a Los Angeles per iniziare il mio primo anno di college alla Loyola Marymount University. Ma nel giro di poche ore, i miei piani mi furono rubati quando fui aggredita sessualmente fuori dal campus nel luglio di quell’anno, prima ancora che avessi la possibilità di frequentare la mia prima lezione. La prima persona a cui raccontai cosa mi era successo rispose dicendomi che dovevo essermi sbagliata e che dovevo averlo ingannato. Ciò di cui avevo più bisogno in quel momento, seduta sul sedile anteriore dell’auto della mia amica, era di essere creduta piuttosto che incolpata. Negli anni successivi alla mia aggressione, sono finalmente riuscita a tornare al college, anche se in una nuova scuola. Nel 2005, invece di iniziare a scrivere la mia tesi di dottorato come avevo pianificato di fare, mi sono ritrovata a scrivere una raccolta di poesie sulla notte in cui sono stata violentata e sulle sfide che ho dovuto affrontare nel navigare nel mondo in seguito. Una di quelle poesie è proprio “What I was Wearing- Ciò che indossavo”: è importante notare che altre sopravvissute hanno riconosciuto le proprie storie nelle mie. A loro voglio lasciare un messaggio: “Per coloro che si vedono riflesse nelle nostre storie vogliamo che sappiate questo: vi vediamo. Vi sentiamo. E vi crediamo. Io e le altre sopravvissute.”

Buon inizio di Novembre dunque, ponte alle festività natalizie e all’inizio dell’inverno, mese che chiede attesa, l’aspettare che smetta l’incessante pioggia, che arrivi il freddo.

“Molte volte Novembre è ritornato

Nella mia vita, e questo che oggi ha inizio

Non è il peggiore”

Margherita Guidacci